Vecchie storie, anche un po’ noiose
Sinceramente non mi è chiaro il senso del recente incattivimento dei rapporti all’interno del Pd, né dell’intervista di Pier Luigi Bersani ad Avvenire. Intendiamoci: sui rischi di una “democrazia ipermaggioritaria” e sui vantaggi del modello tedesco sono d’accordo con lui, lo ero da prima ancora che si candidasse a segretario del Pd e mi dispiace solo che nel lungo spazio di tempo tra il suo essere candidato a segretario e il suo essere l’ex segretario del Pd abbia fatto l’esatto contrario, sulla legge elettorale e sul modello di partito. Però sinceramente mi convince poco anche la polemica renziana secondo cui la vera ragione dell’irrigidimento della minoranza sarebbe il timore di essere scavalcati a sinistra da un nuovo partito guidato da Maurizio Landini, di cui si è parlato tanto in questi giorni. Qualunque cosa il segretario della Fiom intendesse lanciare con le sue interviste a proposito di nuove iniziative politiche e coalizioni sociali, coalizioni politiche e iniziative sociali, sindacati che fanno politica e sindacalisti che non la fanno, direi che se l’è lanciata sui piedi. Ma forse il problema è che tutto questo spazio, a sinistra del Pd e del governo Renzi, semplicemente non c’è. Almeno per ora. E a meno che Renzi non lo crei, ad esempio con discorsi tipo quello di domenica scorsa a “In mezz’ora” su Sergio Marchionne. Del resto, per quanto mi riguarda, c’è un solo modo per farmi schierare con Landini: convincermi che l’alternativa sia Marchionne. L’ho già fatto una volta, che vi credete. Anzi, due.