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I migliori movimenti della nostra vita

14/03/2015
La prima volta che ho sentito dire che bisognava dare rappresentanza a quel vasto popolo della sinistra che non si riconosceva nei partiti della sinistra “ufficiale” (o “istituzionale”, o “governativa”), ripartendo da Emergency, Libera e i movimenti, andavo ancora al ginnasio, e il principale partito della sinistra ufficiale si chiamava Pds. Nel corso degli ultimi venti anni l’unica cosa che è cambiata, in questi discorsi, sono i movimenti: alla fine degli anni novanta andavano molto i no global, negli anni 2000 si aggiunsero i girotondi e persino “i Professori”. Attenzione: non un movimento di professori in quanto lavoratori, che combattesse per i loro diritti o stipendi, ma proprio in quanto autorità morali-intellettuali preoccupate dei destini del paese (i capofila erano Paul Ginsborg e Pancho Pardi, poi passato al più popolare movimento del professor Antonio Di Pietro). Durante la guerra in Iraq buona parte di queste sigle confluì in un più largo movimento per la pace. Nell’ultima stagione del berlusconismo ancora trionfante comparve persino il “popolo viola” (non saprei dire se fu un’invezione dei giornali rilanciata su facebook o viceversa, durò comunque il tempo di una manifestazione o due). Immagino che adesso, con Maurizio Landini, a proporsi il compito di ridare rappresentanza a questo vasto popolo della sinistra che non si riconosce nei partiti della sinistra ufficiale (quali che siano, giacché nel frattempo, ovviamente, sono cambiati anche quelli) ci sia pure il movimento No Tav. Di sicuro non mancheranno Flores d’Arcais e tutto il gruppo di intellettuali di Micromega, che in questi venti anni non se ne sono persa una: dalla manifestazione di Piazza Navona dove Nanni Moretti gridò “con questi dirigenti non vinceremo mai” a quella di Piazza San Giovanni dove lo stesso Moretti concluse il comizio con le parole “non perdiamoci di vista” (e subito dopo fece perdere le sue tracce), senza dimenticare l’iniziativa di Firenze che doveva lanciare Sergio Cofferati come leader della nuova sinistra e finì con la sua candidatura a sindaco di Bologna, ovviamente con i partiti della sinistra ufficiale. Ne avrò dimenticate almeno una ventina, ma non ha importanza. Gli anni passano per tutti. Auguri dunque a Maurizio Landini e alla sua nuova coalizione sociale, che mi riporta alla mente tanti vecchi ricordi, di cui ho già parlato altre volte e su cui non voglio tornare. Spero solo che alla prossima iniziativa, se non lo hanno già fatto, si ricordino di invitare Gianni Vattimo.

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