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Differenze fondamentali

13/07/2016

A proposito della trattativa sulle banche, Marco Onado scrive sul Sole 24 Ore che «la differenza fondamentale fra la risposta europea di oggi e quella degli anni Trenta è che allora la politica era stata capace di affrontare alla radice i problemi, intervenendo con riforme profonde, fossero quelle di Roosevelt in America o quelle di Beneduce e Menichella in Italia». Nella forma, mi pare apprezzabile il garbo con cui, a proposito delle riforme fatte negli anni Trenta, si preferisce citare in un caso il capo dell’esecutivo e nell’altro due tecnici, per dir così, senza altri riferimenti al contesto politico e istituzionale di allora (al grido: chi ci ama e ci conduce? Beneduce!), non foss’altro perché un accostamento esplicito tra l’America democratica del New Deal e l’Italia fascista dell’Iri avrebbe richiesto molto più spazio, precisazioni e distinguo. Mi pare comunque significativo che questo punto di vista, che un tempo sarebbe stato forse bollato come vetero-statalista, sia espresso oggi sulla prima pagina del Sole 24 Ore. Ma non vorrei valesse solo per le banche.

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Sul Corriere della sera Gianfranco Pasquino spiega perché la richiesta di separare il ruolo di segretario del Pd e il ruolo di presidente del Consiglio, avanzata dalla minoranza, non è una buona idea. In sintesi: perché il risultato è inevitabilmente – direi quasi meccanicamente – il conflitto lacerante tra i due e la crisi di governo. Che poi sospetto sia il vero motivo della proposta. Non riesco a immaginare, invece, per quale motivo un simile ragionamento sia riassunto dal titolo «Per Renzi è troppo rischioso rinunciare alla guida del Pd». Ma a dirla tutta non mi è chiarissimo nemmeno cosa intenda dire Pasquino nelle ultime righe del suo articolo («Messi da parte gli strumenti, vale a dire le promesse di carriera nel partito e nelle istituzioni, che producono ossequio e conformismo, magari riconoscendo esclusivamente agli iscritti il potere di eleggere il loro segretario, il Partito democratico riuscirà a diventare più dinamico e più democratico…), ma se intende dire che alle primarie del Pd dovrebbero votare solo gli iscritti al Pd, e non il contrario, mi sembra una splendida idea.

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Su tutti i giornali si parla molto, com’è ovvio, del tragico incidente ferroviario di ieri in Puglia. Personalmente, in questo come in tutti i casi del genere, che si tratti degli articoli degli opinionisti o dei contributi degli scrittori, come ieri dei tweet o dei commenti su facebook di politici, idraulici, cantanti o ragionieri, trovo quasi sempre qualche cosa che non mi convince, nella sostanza e nel tono delle reazioni che mi capita di leggere. Nel modo, insomma, in cui ci confrontiamo con le tragedie. Ma forse anche questo discorso, a leggerlo oggi, mi farebbe lo stesso effetto, e quindi per adesso la chiudo qui.

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  1. 13/07/2016 21:04

    Per non parlare delle riforme che fece la Germania, negli anni trenta. Qui a Monaco le ricordano ancora. E credo pure a Varsavia.

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