Zeropolarismo globale
La prima cosa che ho pensato ieri sera, alla notizia di un tentativo di colpo di stato militare in Turchia, è stata: speriamo che non si riveli un altro Egitto. Oggi temo che solo una cosa sia più pericolosa di una soluzione egiziana: una tentata soluzione egiziana. In un mondo che nessuno controlla, passato in pochi anni dall’unipolarismo americano allo zeropolarismo globale, la luna consiglia: prudenza.
***
La seconda cosa che ho pensato al risveglio è stata che di nuovo, al mattino, i giornali si dimostrano inutili o pressoché inutili, proprio quando se ne sentirebbe di più il bisogno. Ieri per le notizie sull’attentato in Francia, oggi per quelle sul golpe in Turchia. Se il mondo ricomincia a muoversi e nessuno sembra avere le idee troppo chiare sulla sua direzione, nel caos delle mille fonti di informazione istantanea, paradossalmente, potrebbe tornare ad avere senso un giornale di carta, che rimetta i fatti e le analisi in gerarchia, che se ne stia lì fermo sotto i tuoi occhi, che ti dia il tempo di capire e di pensare, o no? Non lo so, forse no. Forse mi baso su abitudini che si prendono da bambini e dalle quali le nuove generazioni sono completamente immunizzate, e non torneranno né la centralità del grande quotidiano di informazione, con le sue edizioni straordinarie, né quella dei grandi partiti e movimenti di massa, con le loro assemblee e le loro visioni del mondo. Ma chi lo sa.
***
Se è vero che quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare, mi auguro che nei principali paesi occidentali destra e sinistra abbiano panchine piene di campioni a noi ancora ignoti pronti a scendere in campo. E che non si chiamino Trump o Le Pen.